Ma le creme solari...inquinano?
La crema solare sta diventando un prodotto sempre più utilizzato. Le persone, fortunatamente, stanno imparando a proteggersi dal sole al fine di evitare problematiche di vario tipo, che comprendono banali inestetismi (macchie solari, invecchiamento precoce) ma anche problemi più seri (lesioni pre-cancerose, vari tipi di tumore della pelle).
Negli ultimi anni, però, al tema della fotoprotezione si è affiancata un'altra problematica di crescente interesse: l'inquinamento ambientale, soprattutto quello marino, provocato proprio dall'uso dei prodotti dermatologici fotoprotettivi. A tal riguardo, esistono località di balneazione dove è addirittura vietato l'uso di creme solari, in particolare in ecosistemi particolarmente delicati e piccoli, come nel piccolo lago di Monticolo vicino a Bolzano. Ma anche in paesi molto distanti dall'Italia, come alla Hawaii, alcuni prodotti sono stati recentemente vietati per via dell'impatto sull'ecosistema e in particolare sulla barriera corallina.
E quindi? Bisogna forse smettere di usare la crema solare?
La risposta di un dermatologo non può essere che un secco no: la crema solare è fondamentale in molte situazioni, ma i più attenti all'ambiente potranno ridurre moltissimo o annullare l'impatto ambientale di questi prodotti con qualche piccolo accorgimento.
L'osservazione più banale, e purtroppo anche la più efficace, è che le "vecchie" raccomandazioni di buon senso sono molto valide per ridurre la quantità di prodotto da utilizzare: evitare le ore centrali, stare all'ombra, utilizzare il cappello o la maglia, etc etc. Ad esempio al mare o in montagna, i bambini possono utilizzare le magliette tecniche upf 50+ che offrono una protezione totale della cute coperta dal tessuto. E' una soluzione molto pratica, conveniente anche dal punto di vista dei costi, che riduce la necessità di applicare abbondante prodotto fotoprotettivo. Considerazioni identiche possono valere per gli sportivi che praticano attività fisica all'aperto.
In ogni caso, le creme solari non sono tutte uguali! E' bene sapere che esistono anche prodotti fotoprotettivi pensati appositamente per garantire un impatto ambientale bassissimo o nullo. Tra i prodotti più vecchi, troviamo il filtro fisico a base di ossido di zinco, proprio quello che si metteva una volta e che "sbianca" la pelle. Esistono però soluzioni anche più comode e moderne: le grandi case farmaceutiche infatti, per venire incontro alle richieste di molti pazienti, hanno ideato prodotti specifici facilmente spalmabili con componenti biodegradibili. Si tratta di creme, latte protettivo o spray privi di petrolati e altri inquinanti, quali ossibenzone e ottinoxato. Li puoi trovare facilmente nel sito di quasi ogni grossa ditta che produce prodotti solari acquistabili in farmacia.
Per concludere, il tema della fotoprotezione rimane un punto fondamentale per la prevenzione in campo dermatologico. E' giusto però chiederesi che impatto possano avere le nostre abitudini di fotoprotezione con il macro problema dell'inquinamento. Difficile quantificarlo esattamente, in ogni caso sta a noi scegliere quali comportamenti adottare e, forse, anche la scelta consapevole di un prodotto solare potrebbe fare la differenza.